Albareto e il suo territorio

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Il Comune di Albareto è posto fra Emilia, Liguria e, in minima parte, Toscana.
Occupa la vasta valle del torrente Gotra, da cui essa trae il nome, sulla destra del fiume Taro, che coincide, in larga misura, con i suoi confini naturali.
A nord confina con il corso del fiume Taro, tranne l’abitato di Bertorella e alcuni terreni che si trovano sulla sponda sinistra. A sud è costituito dal crinale appenninico, che lo separa dalla Liguria. Verso ovest è delimitato dalla strada di passo di Centocroci. A est il confine corre sull’asse Ponte Scodellino, monte Ribone, monte Cuccherna.

Il terreno è costituito da argille scagliose, con affioramenti di rocce dure di arenaria macigno. Circhi di origine glaciale si trovano sui monti di Gotra e di Montegroppo. Buona parte del territorio è occupata dal monte Gottero, che è caratterizzato da un ricco ambiente naturale, ricco di specie vegetali e animali.

La flora originaria comprendeva essenze di quercia, roverella, cerri, faggi oltre gli 800 metri. Sulle cime più alte, battute dai venti, si stendono le praterie. Il castagno fu impiantato, oltre due secoli fa, in quanto pianta alimentare e i suoi frutti hanno costituito per lungo tempo una delle basi della cucina albaretese. Le pinete sono invece di impianto relativamente recente.
La conformazione geologica del territorio e gli eventi climatici stagionali hanno favorito la nascita di innumerevoli microclimi nei quali hanno trovato favorevole ospitalità le diverse specie, primi, per importanza, i funghi porcini, di incomparabile qualità. Il sottobosco offre anche fragole, mirtilli, lamponi e more.

I boschi sono popolati da cinghiali, volpi, scoiattoli, ricci, faine, tassi, donnole. La lepre vive nei coltivi, ma anche nei boschi, in genere vicino ai ginepri.
Fra gli uccelli si contano starne, pernici e fagiani, un tempo più diffuse. Molti sono i rapaci, diurni e notturni, che contribuiscono a mantenere l’equilibrio ambientale fra le popolazioni di piccoli animali: sono poiane, alcune specie di falchi, gufi, civette, allocchi e barbagianni.
Nei torrenti, nelle acque più fredde, vivono trote e gamberi.

Il clima è sano e pulito: fresco ed asciutto d’estate e mitigato, d’inverno, dai venti provenienti dal mare.

In questo ambiente e sul vasto territorio comunale (104 kmq) si sono sviluppati il capoluogo Albareto e le numerose frazioni: Bertorella, Boschetto, Buzzò, Cacciarasca, Codogno, Folta, Gotra, Groppo, Montegroppo, Pieve di Campi, San Quirico e Tombeto.
L’architettura spontanea dei secoli passati, rivelatrice di notevoli capacità progettuali ed esecutive, utilizzò prevalentemente grosse pietre, di varia origine geologica, legate con calce. La pietra più diffusa è l’arenaria – di cui esistono importanti cave nell’area – utilizzata per stipiti di porte e finestre, per la pavimentazione in grandi lastre del piano terreno e, co lastre più leggere e sottili, per i tetti, sostenuti da grossi travi in quercia o in abete bianco negli edifici più antichi.
Sono frequenti, nei coltivi, anche i caratteristici muretti a secco.

Albareto è citato in diplomi di Ottone (963) e di Federico I (1185) che attestano la giurisdizione su queste terre dei vescovi di Luni. Il territorio fu feudo dei Fieschi di Lavagna che lo tennero fino al 1574, anno in cui passò al Ducato di Parma di cui seguì le vicende.
Il capoluogo, sviluppatosi negli ultimi decenni, conserva pochi edifici di rilievo: la sede del Consorzio delle Comunalie, in antico ospedale e Municipio, la cui prima pietra venne posata il 2 luglio 1903 e che oggi ospita una delle due sedi del museo del Fungo; il Monumento ai Caduti della prima Guerra mondiale di artista parmense, databile al 1926; la squadrata torre dei Celli costruita su un poggio nel XVII secolo.
La parrocchiale di Santa Maria Assunta, di origine medievale, fu ricostruita nel 1475 e rinnovata nel 1843 con facciata del 1967; al suo interno si trova un interessante altare del XVII secolo in legno d’ontano scolpito e dorato.
Nella frazione di Pieve di Campi la notevole chiesa gotica di San Paolo apostolo dall’ampio sagrato e a Boschetto il Santuario della Madonna del Boschetto, di forma ottagonale preceduta da un porticato, risalente al 1683 e costruita, nella sua forma primitiva, intorno all’immagine miracolosa dipinta su di un masso di arenaria.
A Groppo, la chiesa di San Pietro (XVII sec.) conserva una notevole statua in marmo della madonna col Bambino della fine del Seicento e una importante croce astile del XV secolo in rame cesellato e dorato.
Sono ancora da ricordare alcune pregevoli residenze private (non visitabili) come Palazzo Brugnè, Palazzo Merelli e Palazzo Baduini, nonché la casa di Vittorio Bottego a Castelletto di Gotra.
Gli amanti della storia potranno inoltre respirare ad Albareto le origini della parlamentare Angela Gotelli, ex sindaco di Albareto, una delle ventun donne elette il 2 giugno 1946 alla Assemblea Costituente, della quale è presente un ritratto nel palazzo del Parlamento a Roma. Ad Angela Gotelli è stata dedicata la biblioteca del Paese.

Per gli amanti della cultura è possibile visitare il Museo di Guerra presso il Municipio; il Comune di Albareto è infatti tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignita della medaglia d’argento al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l’attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale. La valle di Albareto custodisce nella sua memoria le esperienze di tanti combattenti, i residui di molte battaglie e porta con sé le tracce di rifugi di guerra, che hanno salvato le vite delle nostre vecchie generazioni.
Singolare è anche la storia della stele raffigurante la Madonna contenuta nel Santuario di Boschetto, frazione di Albareto, della quale si tramanda l’apparizione miracolosa alla pastorella Angela Broglia.
Per chi ama i piaceri della tavola, dire Albareto equivale a dire fungo porcino. Quelli che nascono in questo territorio sono infatti così pregiati da aver ottenuto, nel 1993, la denominazione I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta) unici in Europa e da essere celebrati ogni prima domenica di ottobre con la Fiera Nazionale del Fungo Porcino, che ne mette in luce le migliori qualità.

Liberamente tratto e adattato da “Dove?”, novembre 2002, pp. 66-67.

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