Il mito del tartufo: Locanda Mariella

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La Locanda, poi Trattoria e ora Ristorante Mariella costruita da Adriana e Virginio Gennari nel 1965 a Fragno di Calestano con la cucina condotta dalla figlia Mariella, dalla quale prende il nome, in una cartolina postale del 1970.

È Mariella a ricordare – in un articolo di Lorenzo Sandano pubblicato su Cook_inc. – le origini della Locanda:

«Tutto è cominciato con miei genitori, Adriana e Virginio Gennari, battezzato Il Vergio per gli amici – racconta Mariella – avevano un’alimentari con le fattezze da vecchia osteria di passaggio nel centro del paese, dove alle stufe si cimentava mia nonna. Il cibo però era solo una piccola parte, infatti, si cucinava quando c’era bisogno. La potevi vedere attraversare la strada con i piatti in mano da recapitare agli avventori. Era più un luogo di ritrovo che dispensava salumi o generi di prima necessità. Un indirizzo che negli anni passati veniva frequentato dai turisti in cerca della frescura degli Appennini o dai frequentatori delle tenute di caccia qui vicino. Un flusso insolito di villeggianti, che al tempo fece compiere ai miei il passo ardito di costruire l’attuale struttura, atta all’accoglienza. Era la metà degli anni ’60 e mio padre mise su da zero questo posto con cinque piccole camere e un angolo bar-tabacchi, piazzandosi ai fornelli da completo autodidatta. A sostenerlo nell’impresa culinaria c’erano le mie due nonne Enrichetta e Luisa detta Gigenna. Io sono cresciuta a contatto con quei profumi e con la “fauna” dell’epoca. Spesso persone anziane che venivano coinvolte attivamente alla manutenzione della pensione – ride – mio padre e mia madre erano gente umile e decisa, trattavano tutti allo stesso modo. Clientela facoltosa o meno, poco contava. Poteva esser incitata ad annaffiare le piante tra una partita a carte e qualche giro di liquori. C’era spesso l’ambulanza parcheggiata fuori perché si prendevano delle sbronze micidiali. Durante quell’atipico boom di turismo, poi andato a scemare, papà si prodigava in piatti tradizionali e organizzava anche banchetti per matrimoni nella sala di sotto, dove ora c’è la cantina». 

Inizialmente frequentata soprattutto da cacciatori di lepri e beccacce, in stagione presentava piatti al tartufo tra i quali una rinomata Polentina al Tartufo di Fragno.

Contribuì alla fama del Tartufo di Fragno e divenne un luogo simbolo di questo prodotto, tanto da essere citata da Valerio Varesi in una delle inchieste del Commissario Soneri:

«Ti andrebbe di fare una puntata a Calestano? È lì che Corbellini è scomparso dal radar».

«Ci vengo solo se mi offri il pranzo all’Osteria di Fragno. Sai che io per i tartufi…”.

«Ci sto. Passo a prenderti».

«Dammi il tempo di togliermi di dosso l’odore di cadavere», rispose il collega.

Da: Valerio Varesi, Il commissario Soneri e la strategia della lucertola, 2014.