Il tartufo nell’arte

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Il tartufo, prezioso e raro, è un misterioso tesoro sotterraneo con una reputazione “infernale”. Conosciuto per stimolare gola e lussuria, è stato osteggiato dalla Chiesa e appare raramente nelle opere d’arte. Tuttavia, nel XIV secolo, nel Tacuinum Sanitatis, si trova un’illustrazione che raffigura un giovane raccoglitore di tartufi, visti come causa di malattia secondo le credenze dell’epoca.

Il pittore manierista milanese Giuseppe Arcimboldo (1526-1593), celebre per i suoi ritratti composti da frutta, verdura e oggetti, realizzò nel 1573 l’opera “Autunno”. In questo dipinto, l’autunno è rappresentato come un uomo dai tratti rustici, che emerge da un tino rotto, avvolto da rami di salice, qualche studioso ha riconosciuto un tartufo nell’occhio dalla fissa pupilla nera.

In seguito, nel 1706, un enorme tartufo scoperto a Castel Leone fu dipinto da Bartolomeo Bimbi per la Wunderkammer del principe, conferendo al tartufo nobiltà attraverso la rappresentazione. 

Jean-Baptiste-Siméon Chardin (1699-1779), maestro della natura morta francese del XVIII secolo, ci ha lasciato tra il 1728 e il 1733 una preziosa e rara “Natura morta con cipolle e tartufo”. Questa opera suggerisce una simbologia moraleggiante che contrappone i due prodotti sotterranei: uno destinato ai nobili e l’altro al popolo, accomunati da falsità e lussuria. Tuttavia, con l’avvento dell’Illuminismo, potrebbe anche alludere alla riscoperta dei sapori naturali da parte della nobiltà, dal pregiato tartufo alla semplice cipolla.

Il fascino delle nature morte e delle composizioni fiamminghe rivive anche nella fotografia del 1986 del parmigiano Mauro Davoli, che accosta il Tartufo di Fragno ad altri prodotti di eccellenza del territorio: Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Salame Felino e Malvasia dei Colli.