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Calestano e dintorni

Situato a un’altezza di 417 metri sulla sponda destra del torrente Baganza, tra il rio Spigone e il rio Moneglia, a 31 chilometri da Parma, il suo nome potrebbe derivare dal latino Callistanus, associato a un certo Callistus, proprietario terriero nella zona in epoca romana. Tuttavia, l’attuale nucleo abitato ha origini chiaramente medievali.

Feudo della famiglia Fieschi dal 1249, nel 1426 viene attaccato da Pietro de’ Rossi, signore di Felino, ma torna sotto il controllo dei Fieschi nel 1443. Nel 1650, il territorio passò ai conti Tarasconi fino alla soppressione napoleonica dei feudi nel 1806, quando divenne un comune. 

Dopo l’Unità d’Italia vengono realizzate le strade di fondovalle per Felino e di collegamento con Langhirano, favorendo lo sviluppo economico della zona. Nel 1910 viene inaugurata la tranvia elettrica Parma-Marzolara che promosse l’economia della valle e il turismo sciistico fino alla sua chiusura nel 1952. 

L’economia locale è principalmente agricola e forestale, ma sono presenti anche stagionature di prosciutti, caseifici e imprese artigianali. Il turismo estivo è popolare grazie alla bellezza del territorio e alla presenza di una vasta rete di sentieri.

Il borgo, di origine medievale, si sviluppò lungo un asse viario da Est a Ovest, presumibilmente legato a una Bastia del XV secolo ora scomparsa.  La strada principale coincideva con l’attuale Borgo Manone e collegava l’estremo Ovest dalla Maestà alla chiesa parrocchiale di San Lorenzo, mentre l’antico Rio di Sant’Agata, ora interrato, scorreva lungo l’attuale Via Mazzini.  Passeggiando per le vie dell’antico borgo si possono ammirare numerosi scorci di grande interesse: la parte più antica dell’abitato, costituita da case in pietra e strade lastricate, si snoda tra vicoli, passaggi voltati e porticati di suggestiva bellezza.

Il bacino idrografico del torrente Baganza si estende su una superficie di 225,5 km², partendo dal crinale del monte Borgognone a sud e arrivando alla confluenza con il torrente Parma a nord. La valle, incuneata tra i crinali che la separano dalla Val Parma a est e dalla Val Taro a ovest, scende con pendenze ripide, risultando lunga e stretta, e si apre solo dopo le colline. L’alta e media Val Baganza sono caratterizzate da strati calcareo-marnosi (flysch) che formano i principali rilievi dell’Appennino. Più a valle, le colline sono formate principalmente da rocce argillose sedimentate tra i 40 e i 2 milioni di anni fa. Le argille scagliose sono più antiche, mentre quelle più recenti del Pliocene, sono azzurre e ricche di fossili marini databili tra i 7 e i 2 milioni di anni fa. I terreni calcarei e arenacei favoriscono la crescita degli alberi, generando ampi boschi sui rilievi, mentre le aree pianeggianti del fondovalle sono ideali per l’agricoltura. 

Le caratteristiche geomorfologiche hanno influenzato notevolmente gli insediamenti umani nella zona. La valle è stata popolata sin dall’epoca neolitica, con insediamenti che risalgono al 5000 a.C. Durante l’età del Bronzo, intorno al 1500 a.C., la zona era abitata dal popolo delle Terramare. L’influenza romana, invece, si può notare a partire dal II secolo a.C. con lo sfruttamento delle risorse naturali e la produzione di vino. In seguito, nel Medioevo, il controllo della valle diventa cruciale per raggiungere il valico della Cisa e, quindi, il Mar Tirreno. Per presidiare la valle, il Comune di Parma costruisce i castelli di Calestano, Marzolara, Alpicella, Vigolone e Ravarano. Sempre in questo periodo, si sviluppa un più diffuso insediamento umano nel territorio con mulini ad acqua nel fondovalle e la costruzione del Castrum Filini (il castello di Felino) che diventerà il centro della Signoria dei Rossi, che nel Quattrocento amministreranno il territorio parmense dall’Appennino al Po. La valle, non attraversata da grandi traffici, è rimasta poco antropizzata e praticamente inalterata fino ai giorni nostri, ricca di boschi, prati e scenari naturali. 

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