Pagine di gusto

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La nonna usava i quadrifogli e le stelle alpine come segnalibri e capita ancora di trovarne qualcuno fra le pagine dei suoi romanzi preferiti. E se, invece, ci fosse… un tartufo? In realtà ci sono anche quelli, disseminati ad ampie mani da scrittori irresistibilmente attratti dal suo fascino…e dal suo aroma. Sfogliamoli insieme!

Dal 1367 al 2014

«…e non pur quel che s’apre a noi di fòre,
le rive e i colli di fioretti adorna,
ma dentro, dove già mai non s’aggiorna,
gravido fa di sé il terrestro umore,
onde tal frutto e simile si colga…».

CALIBANO

«Non di qui lunge assai tal parte resta
Delizïosa di selvagge poma:
Non ti ritrar, deh, mio signor; vieni meco.
Là con queste ugne mie, fatte ad uncini,
Dentro il terren ti cercherò i tartufi:
Ti additerò della ghiandaja il nido;
E sarai per me sol fatto nell’arte
Ammaestrato di trar fuor del sasso,
In che s’interna, l’agile marmotta.
Andremo in compagnia là dove pende
In bei gruppi la calida nocciuola;
E talor farò sì, che la tua mensa
Per me, non men d’ogni altra caccia esperto:
Sia di capra selvatica imbandita.
Vien dunque».

«Le opere si formano forse nelle anime tanto misteriosamente,
quanto i tartufi nascenti in mezzo alle profumate pianure del Périgord.

[…].

Un giorno, ritornando dal ministero, dopo essere rimasto lungamente
davanti alla ricca e saporita biblioteca di Chevet, tenzonando fra una
somma di cento lire da sborsare e le piacevoli promesse di un pasticcio
di fegato grasso di Strasburgo, voi siete stupiti di trovare il pasticcio
insolentemente posato sulla credenza della vostra sala da pranzo.
È in virtù d’una specie di miraggio gastronomico?…

Con questo dubbio vi dirigete a lui (un pasticcio è una creatura animata) con
passo franco. E vi par di nitrire subodorando i tartufi, il cui profumo attraversa
le sapienti vetrine dorate; voi vi chinate a due riprese differenti; tutte le parti
nervose del vostro palato, hanno un’anima; voi assaporate i piaceri d’una vera festa;
e nella vostra estasi, sentendovi perseguitato da un rimorso, voi giungete da vostra moglie.

— In verità, mia cara amica, noi non abbiamo rendite tali da permetterci di comperare dei pasticci…

— Ma questo non costa nulla! È il fratello del signor Achille che ce lo ha mandato…».

«Sulla strada maestra simile a un interminabile nastro di polvere,
nei sentieri profondi lungo i quali gli alberi, curvandosi, formavano
una cortina, nei viottoli ove il grano gli arrivava ai ginocchi, sotto il
sole e con il profumo del mattino nelle narici, con il cuore pieno della
gioia della notte, con l’animo in pace e i sensi appagati, se ne andava
ruminando la sua felicità, come chi assapori, dopo mangiato, il gusto
dei tartufi che sta digerendo». 

«Si sentirono dei passi, una voce maschile, poi una voce femminile
e delle risa; ed entrarono gli ospiti attesi: Safo Stoltz e un giovanotto
sprizzante salute, il cosiddetto Vas’ka. 

Si vedeva che gli aveva giovato nutrirsi di carne sanguinolenta, di
tartufi e di vino di Borgogna. Vas’ka s’inchinò alle signore e le guardò,
ma solo per un attimo. Era entrato dopo Safo e l’aveva seguita nel salotto
come se le fosse stato legato, senza staccar da lei gli occhi sfavillanti,
che sembrava volessero mangiarsela. Safo Stoltz era una bionda
dagli occhi neri. Entrò a piccoli passi svelti, sui tacchi alti delle scarpette,
e strinse forte, da uomo, le mani alle signore».

«Tenga a mente signor Controllore. Se i francolini e i tartufi
bianchi sono per la popòla Carabelli, son buttati via».

“Si fa l’uva e la si vende a Canelli; si raccolgono i
tartufi e si portano in Alba. 

C’è Nuto, il mio amico del Salto, che provvede di bigonce
e di torchi tutta la valle fino a Camo. Che cosa vuol dire?
Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. 

Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente,
nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando
non ci sei resta ad aspettarti».

«Buone creanze a parte, però, l’aspetto di quei babelici
pasticci era degno di evocare fremiti di ammirazione.
L’oro brunito dell’involucro, la fragranza di zucchero
e di cannella che ne emanava non erano che il preludio
della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno
quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima
un vapore carico di aromi, si scorgevano poi i fegatini di pollo,
gli ovetti duri, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi
impigliate nella massa untuosa, caldissima dei maccheroncini
corti cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio».

«Vidi Severino che radunava i porcai e alcuni dei loro
animali, con allegria. Mi disse che andavano lungo le
falde del monte, e a valle, a cercare i tartufi. Io non conoscevo
ancora quel frutto
prelibato del sottobosco che cresceva in
quella penisola, e sembrava tipico delle terre benedettine,
vuoi a Norcia – nero – vuoi in quelle terre – più bianco e
profumato. Severino mi spiegò cosa fosse, e quanto fosse
gustoso, preparato nei modi più vari. E mi disse che era
difficilissimo da trovare, perché si nascondeva sotto la terra,
più segreto di un fungo, e gli unici animali capaci di scovarlo
seguendo il loro olfatto erano i porci. Salvo che, come lo trovavano,
volevano divorarselo, e bisognava subito allontanarli e intervenire a dissotterrarlo».

«Quando mia madre morì lasciò la fattoria a mio fratello
Cassis, il patrimonio in cantina a mia sorella Reine-Claude
e a me, la minore, il suo album e un vaso da due litri con un
unico tartufo nero del Perigord, grande come una palla da tennis,
sospeso in olio di girasole che, una volta stappato, emana ancora
il ricco profumo dell’umida terra del bosco».

Hong Kong. Il corpo di un giovane notaio italiano
giace nella toilette di un bar per turisti: ha il collo
spezzato e gli occhi sono persi nel vuoto. Intanto la
preziosa valigetta termica che doveva consegnare
a una banca si allontana nelle mani di un killer senza
volto, tanto brutale quanto abile a nascondersi nella
vita convulsa della metropoli. Dall’altra parte del mondo,
al castello di Grinzane Cavour si celebra il successo dell’Asta
Internazionale del Tartufo. La sera precedente il “re dei tartufi”,
l’esemplare più grande dell’anno, è stato battuto per la cifra
record di duecentomila euro: un trionfo per gli organizzatori
e per tutto il Piemonte. Due realtà diverse e lontane, apparentemente
scollegate, eppure le ragioni dell’omicidio del notaio si annidano
proprio nel labirinto di colori e profumi delle Langhe. A risolvere
l’intricatissimo caso saranno chiamati la vicecommissario
Sandra Lusso e lo svizzero Claude Muller, curioso professore di storia
del paesaggio, che si addentreranno nella selva di eccellenza e
contraffazione che è la nuova economia del gusto.

«Ti andrebbe di fare una puntata a Calestano?
È lì che Corbellini è scomparso dal radar».

«Ci vengo solo se mi offri il pranzo all’osteria di
Fragno. Sai che io per i tartufi…”.

«Ci sto. Passo a prenderti».

«Dammi il tempo di togliermi di dosso l’odore di cadavere», rispose il collega.