Bibliografia

A cura di Giovanni Ballarini

  • Theophrastus o Teofrasto (370-286 a. C.)
    Il primo botanico della storia considera i funghi piante imperfette, perché privi di radici, di foglie e di fiori e ne descrive quattro tipi: sotterranei (Tuberaceae), a cappello e gambo (Mykes), a forma cava (Pezize) e a forma rotonda (Lycoperdon).
  • Plinio il Vecchio (23-79 d. C.).
    Nella Historia Naturalis, in trentasette Libri 37 libri tratta i funghi in modo vasto e con molte notizie, sconsiglia i Boleti (Amanite) facilmente scambiabili con specie velenose, cita l’A. muscaria e tratta dei Suilli (Boletus) che venivano commerciati infilzati in bastoncini.
  • Claudio Galeno (129 – 200 d. C.)
    Tra i funghi individua gli Ovoli o Porcini ed i Mykes (funghi con gambo e cappello). 
  • Dioscorides (I° – II° secolo d. C.)
    Nel trattato in cinque libri “De Materia Medica” descrive il Fomes officinalis (Agaricum) utilizzato come farmaco. 
  • Pietro Andrea Mattioli (1500-1577)
    Nel suo Commentarii secundo aucti, in libros sex Pedacii Dioscoridis, Anazarbei de medica materia (1560) vi è la prima pubblicazione con un fungo riconoscibile (Agaricum = Laricifomes officinalis) e cita i prignoli primaverili (Calocybe gambosa) e la Toscana quale zona fertile per i funghi.
  • Pier Andrea Cesalpino (1525-1603)
    Il primo sistematico della botanica italiana nel De Plantis Libri XLI considera i Tuberi di Norcia, a corteccia nera o a corteccia bianca, le Pezicae o Vesce, bianche e grosse i Suilli (Boletus) i Boleti (Amanita) Prateoli (Agaricus) le Famigliole (Armillarea), i Gallinacei (Cantharellus) e gli spetta il merito di aver sostituito gli erbari figurati con erbari veri.
  • Carolinus Clusius (1526-1609)
    Il Rariorum plantarum historia. Quae accesserint, proxima pagina docebit (1601) è la prima monografia di funghi, sono descritte un centinaio di specie dividendole in tossiche e mangerecce si riporta la teoria della generazione spontanea dei funghi.
  • Alfonso Ciccarelli (1532-1585)
    In sei giorni scrive una monografia sui tartufi d’Umbria: Opusculum de tuberibus composto da cinquantatré pagine suddivise in diciannove capitoli. Molta fantasia e poca verità.
  • Robert Hooke (1635-1703)
    Micrographia: or some physiological descriptions of minute bodies made by magnifying glasse: with observations and inquiries thereupon (1665) prima immagine di un microfungo e prima descrizione delle strutture interne.
  • Pier Antonio Micheli (1679-1737)
    Padre della moderna micologia scrive Noua plantarum genera: iuxta Tournefortii methodum disposita quibus plantæ… (1729) e usando il microscopio, appena inventato scopre che sulle facce delle lamelle vi sono i basidi, i cistidi e le spore dimostrando che funghi e muffe si riproducono per spore, cancellando la convinzione di una generazione spontanea.
  • Carlo Linneo, (1707-1778)
    Con il Systema naturae (1753) è il botanico padre della nomenclatura binomiale con la denominaione di ogni specie, anche dei funghi e tartufi con il nome del Genere seguito da quello della Specie.
  • Jakob Christian Schäffer, 1718-1790
    Fungorum qui in Bavaria et Palatinatu circa Ratisbonam nascuntur icones (1762) è una delle prime pubblicazioni con le tavole colorate.
  • Pierre Bulliard (1752-1793)
    Histoire des champignons de la France; ou, Traité élémentaire renfermant dans un ordre méthodique les descriptions et les figures des champignons qui croissent naturellement en France (1780-1791) una delle fondamentali pubblicazioni della micologia per fedeltà delle immagini e per precisione delle descrizioni.
  • Elias Magnus Fries (1794-1878)
    Nel Systema Mycologicum (1821-1823) descrive con brevi e precise diagnosi oltre diecimila specie di funghi con una sistematica valida sino all’inizio del Millenovecento e di riferimento per i micologi moderni.
  • Carlo Vittadini (1800-1865)
    Descrive i funghi mangerecci più comuni dell’Italia considerando cinquantasei specie, di cui quindici nuove sotto gli aspetti morfologici, biologici, ecologici, gastronomici e tossicologici. Tra questi vi sono Amanita strobiliformis, Amanita echinocephala, Lepiota acutesquamosa, Boletus fragrans, Helvella esculenta (Ggyromitra ticiniana). Nel 1831, con la Monographia tuberacearum si ha la prima descrizione con criteri scientifici, delle specie lombarde di tartufo e nasce l’Idnologia (dal greco Ydnon = tartufo e logos = studio), la scienza che studia i tartufi e i funghi sotterranei.
  • Gaspard Adolphe Chatin (1813-1901)
    Medico, botanico e micologo e francese nel 1892 pubblica notizie sulle caratteristiche botaniche del genere Tuber e delle sue specie e sui rapporti tra tartufo e piante ospiti. Nel 1869 pubblica La truffe: étude des conditions générales de la production truffière e il gennaio 1872 alla Société Botanique de France presenta la comunicazione De la truffe, de sa culture et de sa naturalisation dans les contrees, auxquelles elle est actuellement étrangère.
  • Louis René Tulasne detto Edmond (1815-1885)
    Botanico francese con il fratello Charles Tulasne (1816-1884) pubblica l’opera Fungi hypogaei (1851).
  • Pier Andrea Saccardo (1845-1920)
    Sua opera è Sylloge fungorum omnium husque cognitorum (1882-1913) che in venticinque volumi raccoglie e classifica tutte le specie fungine conosciute per cui fu definito il Linneo dei funghi.
  • Giacomo Bresadola (1847-1929)
    Fungi tridentini novi vel nondum delineati (1881-1892) e Iconographia mycologica (1925-1933) sono opere di grande importanza anche per i disegni eccellenti, minuzia e finezza dei particolari nella descrizione di centinaia di specie nuove.

Se si escludono gli articoli della stampa specializzata e le relazioni scientifiche di convegni, le opere a stampa di carattere generale sui tartufi sono relativamente poche, e cresciute solo in tempi recenti, soprattutto con edizioni d’ambito locale. Le proponiamo in ordine cronologico di pubblicazione ringraziando chi vorrà segnalare eventuali integrazioni.

Ceccarelli, Opusculum de tuberibus. Padova, Bozetti, 1564. Reprint: Perugia, Effe, 1999.

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Corazzini, Il tartufo nero pregiato di Norcia. Guida pratica per la produzione. Norcia, Millefiorini, 1960.

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