Durante il Cinquecento si svilupparono e specializzarono gli strumenti utilizzati dai cercatori di tartufi per facilitarne l’estrazione dalla terra: piccole zappette e vanghette, di forme e dimensioni diverse nelle varie regioni d’Italia, oggi definite da un apposito disciplinare. Attualmente, la legge italiana impone ai tartufai l’utilizzo di strumenti idonei per la raccolta delle diverse specie di tartufi. Tra questi spicca la vanghetta (o vanghetto del tartufaio), una zappa di dimensioni ridotte obbligatoria per ridurre al minimo l’impatto sul terreno e sulle delicate radici del fungo ipogeo.
La forma della vanghetta può variare in base al tipo di terreno: con punta a forma di cuore o di freccia per suoli duri, con punta rettangolare per terreni morbidi e friabili, mentre le dimensioni variano da regione a regione secondo i regolamenti locali. Dopo aver estratto il tartufo, è necessario riempire nuovamente la buca con la terra smossa, per impedire che le ife si disidratino e permettere la crescita di nuovi corpi fruttiferi.
Anche per il trasporto dei tartufi raccolti è previsto l’uso di contenitori specifici: la tipica catana, una borsa apposita per i tartufi, le tasche dei giubbotti da tartufaio o ceste simili a quelle usate per la raccolta dei funghi, che permettono alle spore di diffondersi.
Il tartufaio attento indossa scarponi da montagna o stivali alti per affrontare qualsiasi tipo di terreno, e si veste con abbigliamento adeguato al fine di prevenire le insidie del bosco, come spine, piante urticanti, insetti e vipere. Porta sempre con sé anche guanti per lo scavo in sicurezza e un bastone.